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Anatomia della Leadership moderna: parla Marina Salamon

Chi? Cosa? Come?
Tre domande che mettono in luce il pensiero di Marina Salamon su cosa voglia dire essere un Leader e fare imprenditoria oggi.

 

1) Chi può definirsi un Leader oggi?

 

  • Leader è chi è capace di sognare nella realtà, non chi fantastica

Ho imparato, quel giorno, la mia prima lezione di imprenditoria: sogna con tutta la forza che hai, ma ricordati che, dietro l’angolo, c’è la realtà. Saper ricomporre il sogno con la realtà è il primo dei tanti strumenti che, oggi, sono indispensabili per farsi largo nel mondo del lavoro e rimanerci, che il nostro progetto sia grande o piccolo.

 

  • Leader è chi non si fa atterrire, chi ha coraggio

Credo che saremo chiamati a una serie di sfide. La prima, che dobbiamo vincere, è questa: rifiutarci di aderire a una lettura della realtà basata sulla paura. La paura immobilizza, blocca, ci priva della nostra lucidità, che è lo strumento fondamentale con cui decifrare l’orizzonte in cui viviamo e fare le nostre scelte.

 

Marina Salamon illustra alla platea del TedxMIlano Women i principi della Leadership moderna.
L’imprenditrice Marina Salamon illustra alla platea del TedxMIlanoWomen i principi della Leadership moderna.

 

  • Leader è chi è in continua evoluzione, chi non si adagia sugli allori

Guai se non leggiamo selvaggiamente i quotidiani, guardiamo i film, navighiamo sul web, se non ci teniamo aggiornati sul nuovo che avanza e non proviamo a farlo nostro. Guai se preferiamo l’abbronzatura all’esplorazione del mondo.

 

2) Cosa fa nella pratica?

 

  • Dà la giusta rilevanza alle risorse primarie di chi fa impresa: le persone

Mettiamo le persone al centro, non perché siamo buoni ma perché è scientificamente dimostrato che, nei settori in cui operiamo (la moda, le ricerche di mercato, la comunicazione digitale), le persone sono più importanti addirittura dei capitali. Nessuno è un numero, nessuno è pienamente sostituibile: pensarla così equivale a danneggiare l’azienda.

 

  • Ha una giusta prospettiva e un amore materno per le sue attività

Credo che le mie società non mi appartengano, nello stesso senso in cui non mi appartengono i miei figli.
Sì, sono entrambi “miei”, ma il mio ruolo consiste nel metterli in condizione di camminare da soli e di diventare grandi bel oltre me.

 

  • Capisce quando è il momento di delegare e farsi da parte

Avevo fatto crescere le mie aziende come fossero bambini. Per il bene di tutti era il momento di prenderne le distanze, salvando la parte buona di questo amore viscerale. Che è un bene per molti aspetti, ma smette di esserlo quando ci impedisce di vedere i nostri limiti gestionali o porta le persone a identificarsi con la società.

 

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3) Come lo fa?

 

  • Credendoci, anche a discapito di circostanze sfavorevoli

Io ci credo. È questione di tempo, di autostima, di fiducia verso la vita. Non conosco altra possibilità per reagire alle nostre piccole o grandi sconfitte se non crederci e continuare a lottare per i nostri sogni, fidandoci che un domani qualcosa accadrà.

 

  • Coltivando costantemente le proprie capacità

Al talento è necessario abbinare una ferrea disciplina e una curiosità selvaggia. L’idea va trasformata in prodotto vendibile sul mercato, e perché ciò accada ogni imprenditore deve essere dotato di competenze organizzative, amministrative e commerciali: sono tanti mestieri diversi che dobbiamo conoscere.

 

  • Plasmando il mondo così come avrebbe voluto trovarlo quando ha iniziato

Dobbiamo recuperare un’idea di futuro e restituirla ai giovani, regolando il mercato, valorizzando l’impegno individuale, innalzando la qualità del nostro sistema formativo, elaborando nuovi rapporti contrattuali tra aziende e lavoratori, facendo leva sulle risorse –in primo luogo umane–  del nostro paese,  e valorizzando quelli bravi davvero. Basta con gli imbucati e i furbi, a casa i raccomandati!

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