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Guadagnarsi l’impegno degli altri, in 4 mosse

Diciamocelo. Lontana dagli enfatici discorsi dei guru idealisti, la vita quotidiana di manager e professionisti è una dura routine. Si ha a che fare con ritardi, conflitti, contrattempi, sabotaggi e ogni altra sorta di spiacevole inconveniente. Ricordi la legge di Murphy? “Se qualcosa può andare male, lo farà”. Come possiamo quindi ridurre al minimo, fino quasi ad azzerare, la possibilità che le diverse attività all’interno di un’azienda vadano male?

Una domanda da un milione di dollari. O forse no…

Per lavorare al meglio delle nostre possibilità, dobbiamo prima permettere che anche gli altri siano messi nelle condizioni di lavorare nelle migliori condizioni possibile. Solamente creando una sinergia tra ogni singolo reparto possiamo riuscire ad ottenere risultati che visti dall’esterno possono sembrare incredibili. Ma la realtà è un’altra. La verità è che dei bravi collaboratori, se coordinati ottimamente, daranno risultati che non ci saremmo aspettati da un gestione divisa per comparti. Il tutto è più della somma delle parti. Se vuoi che la tua attività cresca, devi far sì che operi come un organismo vivente, in cui ogni parte, anche la più periferica contribuisce al benessere collettivo.

Per far questo, se sei un manager, o se più semplicemente devi gestire delle responsabilità al lavoro, ti sarà necessario imparare ad agire come un leader.

Una buona notizia: non si nasce Leader, ma lo si può diventare.
Certo alcuni possono essere più portati rispetto ad altri, ma nessuno e dico nessuno è totalmente privo di leadership.
Proprio per questo, eccoti 4 tecniche immediatamente applicabili che faranno aumentare le tue capacità di gestione all’interno del tuo ambiente di lavoro.

 

1 – L’aggancio: come trovare la via per condividere il nostro obiettivo con i nostri interlocutori

 

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L’aggancio è il primo passo, fondamentale, ma è più semplice di quanto si creda. Ci sono 4 principali metodi per “agganciare”. Il primo è sfruttare i propri contatti personali. Un amico in comune o una persona che faccia da tramite rappresentano sempre un percorso privilegiato in ogni nuova relazione. Basta pensare a quante storie d’amore iniziano con un “vorrei presentarti un amico/a”. Certo nel business la cosa è un po’ più complessa, si devono conoscere le persone giuste al momento giusto, ma non per questo bisogna scoraggiarsi se si è sprovvisti di conoscenze. Da questo punto di vista, pensa all’aiuto che l’utilizzo appropriato di un social quale LinkedIn può darti.

Un ulteriore metodo per creare nuovi contatti è quello di offrire soluzioni. Anche a perfetti sconosciuti. Anzi proprio a perfetti sconosciuti: più il vostro intervento risulterà inaspettato, più sarà anche potenzialmente visto come interessante dal vostro interlocutore, a patto che abbia un contenuto valido. Non siate timidi in questo, abbiate solo cura di scegliere il modo e l’ambiente più adatto per ricercare il contatto. Per questo tanti grandi professionisti, ad esempio, si impegnano in opere di volontariato e/o altre forme di associazionismo. Nuovi contatti possono nascere in ogni ambiente, anche nei più inaspettati.

Il terzo metodo si contrappone al secondo ed è quello di chiedere consigli.Anche in questo caso la cosa è più semplice del previsto. Le persone, sentendosi chiamate in causa in quanto esperti su un determinato argomento, saranno meglio disposte nei vostri confronti proprio perché vi siete rivolti a loro lusingandone la vanità.

Infine il quarto metodo per agganciare è un po’ più sfrontato degli altri, ma con le persone giuste, può portare a risultati eccezionali. Consiste semplicemente nello spingere il vostro interlocutore a contraddirvi, e cioè ad aprire lo spazio al dialogo che, se condotto sui giusti binari, porterà ad uno scambio di vedute benefico per entrambi, ma soprattutto per te che avrai ottenuto il tuo “aggancio”.

 

2 – L’impegno come strada a doppio senso

 

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Questo aspetto viene spesso dimenticato. Alcune persone richiedono impegno ed altre lo offrono senza reciprocità. Ma se volete essere degli ottimi manager non si può prescindere da un impegno reciproco. Ora sembra strano, ma per ottenerlo, dovete fare più o meno quello che state già facendo, e cioè chiedere l’impegno degli altri. Chiedetelo e al contempo dimostratelo. È una ricetta semplice che ha due soli ingredienti, ma senza i quali non si può fare niente: dare e avere.

E fatelo subito: la natura della relazione deve essere definita quanto prima.
Se avete a che fare con dei collaboratori problematici o magari restii ad entrare in un tale rapporto di reciprocità, ci sono due tecniche che potete utilizzare subito. La prima è fare dei complimenti: lodare è una forma di potere, è un modo positivo  per esprimere un giudizio. La seconda è incontrare il vostro interlocutore su un terreno neutrale, che esuli dall’ambiente lavorativo: al ristorante, in palestra, al bar, dove volete. La natura del rapporto cambia in base al contesto, sfruttatelo a vostro vantaggio (per approfondire questi argomenti, il must da leggere quanto prima sono Le Armi della Persuasione del prof. Robert Cialdini).

 

3 – Formate una tribù: appartenenza e riconoscimento

Come per l’impegno, anche la fedeltà in molte aziende è una strada a senso unico: il capo richiede passione, fedeltà, impegno fino al momento in cui il dipendente non è più utile. Ma un approccio del genere non ha effetti negativi solamente per il dipendente stesso, ma anche per tutti gli altri che sono in azienda e che inevitabilmente finiranno per temere la stessa fine.

Per cui per ottenere fedeltà, bisogna per prima cosa sviluppare un senso di appartenenza, cioè convincere l’altro che è entrato a far parte di una comunità alla quale val la pena di appartenere.
Alessandro Magno riuscì nell’epica impresa di costruire il più grande impero mai visto a memoria d’uomo proprio perché poteva contare sulla totale fedeltà dei suoi soldati, sulla consapevolezza che avevano tutti di star contribuendo a qualcosa per cui sarebbero stati ricordati. Chi arriva a provare questo senso di appartenenza non fa qualcosa perché il capo glielo ordina, ma porta avanti il lavoro per il bene collettivo, perché non vuole perdere il passo con il gruppo.

 

4 – Ottenete l’impegno delegando il controllo

Molti manager pensano che controllare significhi denunciare, misurare, valutare, e poi lodare o rimproverare. Questo modo di fare assicura certamente il controllo, ma alla lunga risulta alienante e tende a ridurre la fiducia dei propri collaboratori. Esiste un’alternativa al pesante controllo top-down del management: l’autocontrollo e il controllo esercitato dalla pressione della persona di pari livello.

 

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Come abbiamo visto, la pressione del gruppo è molto più intensa di quella esercitata dal capo. Più sarete in grado di delegare, più vi sarà possibile non solo esercitare le funzioni di controllo, ma anche essere capaci di fornire supporto, affiancamento e risorse per il bene dell’azienda. Per farla breve, si verrà a creare un nuovo ruolo, in cui voi siete un reale valore aggiunto per il team, invece di essere visti come un livello di burocrazia. Delegare il controllo non distrugge il management: rafforza il suo ruolo.

Eccoti 4 semplici passi per diventare un leader migliore e di conseguenza per ottenere risultati migliori per la tua azienda. L’autore di questa illuminante dissertazione sulla gestione aziendale è Jo Owen, esperto di leadership a livello mondiale, ricercatore e imprenditore seriale, nonché da oltre 30 anni consulente per compagnie e organizzazioni internazionali del calibro di Apple, Philips, American Express, Symantec, BBC e Unilever.

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