Mezzo pieno o mezzo vuoto? Ottimismo e crescita aziendale secondo Martin Seligman

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Senza dubbio, se al lavoro siete in contatto con altre persone, vi capiterà di avere a che fare sia con persone “ottimiste” che con persone “pessimiste”. Da sempre c’è chi tende a vedere il bicchiere mezzo pieno e chi tende a vederlo mezzo vuoto, chi nell’analizzare un nuovo progetto intravede entusiasmanti prospettive e chi invece vede solo problemi e difficoltà.

Ma quale di queste due attitudini porta maggiori risultati al lavoro, e – soprattutto – perché?

Scopriamolo seguendo il pensiero di Martin Seligman, tra i più eminenti psicologi contemporanei e padre fondatore della Psicologia Positiva, nonché autore di numeri best-seller tradotti in tutto il mondo.

 

Perché l’ottimismo paga

L’ottimismo fa superare gli ostacoli. E questo è vero tanto per i singoli individui, quanto per le aziende. Un ambiente di lavoro positivo è capace di stimolare ognuno a dare il massimo e a non scoraggiarsi di fronte all’insorgere delle prime difficoltà. Ma c’è di più.

Nello specifico, un’azienda può beneficiare in 3 modi di un lavoratore ottimista.

  1. In primo luogo nella selezione di nuovo personale.

    Se ad esempio un’azienda ha elevati costi di reclutamento ed investe molto nella formazione del proprio personale, assumere un ottimista porterà maggiori garanzie perché questi sarà meno propenso a scoraggiarsi nelle fasi iniziali in cui, chiaramente, non gli si chiede soltanto di svolgere un lavoro, ma soprattutto di “imparare” un nuovo lavoro. Una prospettiva che spaventerebbe chi non ha dalla sua la determinazione che l’ottimismo porta con sé.

  2. In secondo luogo un’azienda che assume persone ottimiste può investire di più nell’autonomia dei propri reparti.

    Infatti possedere un forte ottimismo è una virtù necessaria per incarichi di gestione dove i lavoratori sono soggetti spesso a forti tensioni e dove si richiede un’ottima capacità di iniziativa. In questo modo si potrà garantire una maggiore autonomia dei singoli reparti e sveltire tutti i processi interni con un conseguente guadagno in termini di tempo e denaro.

  3. Infine il terzo vantaggio, e forse il più rilevante, è che l’ottimismo è contagioso.

    O meglio: l’ottimismo si impara. Semplicemente stando a contatto con persone positive e piene di entusiasmo e volontà, tutti noi possiamo beneficiare di questo “slancio” e dare il meglio di noi. Se infatti affrontare un problema da soli può atterrirci, sapere che ci sono altri disposti ad aiutarci – e che sono per di più sicuri della riuscita – ci permette di arrivare con molta meno ansia e preoccupazione alla soluzione. Non solo. L’avere al proprio fianco dei collaboratori ottimisti infatti può servire sì da appoggio quando le cose vanno male, ma può anche costituire una sfida a fare sempre meglio e a migliorarsi quando invece il lavoro naviga a vele spiegate. Insomma, col sole o con la pioggia, l’ottimismo fa la differenza.

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Credo che tutti possano condividere quanto detto sopra, eppure volendo proseguire la nostra analisi scopriremmo che anche il pessimismo è necessario, e che la forza di aziende sane e dinamiche è proprio il giusto bilanciamento tra queste due prospettive. Se è vero infatti che l’ottimista tendenzialmente rende di più, è anche vero che ci sono alcuni compiti per cui un approccio più pessimista si rende utile. Chiaramente non stiamo parlando di un pessimismo totalizzante e patologico, ma semplicemente di un approccio “più critico” alla realtà.

È stato provato empiricamente infatti che i pessimisti analizzano le situazioni con maggiore chiarezza e precisione degli ottimisti. Ci sono mansioni che necessitano di un forte senso di realtà. Si tratta generalmente di lavori che non prevedono alti rischi di sconfitta ma che richiedono specifiche abilità tecniche da utilizzare in circostanze caratterizzate da un basso livello di tensione.

Per questi ruoli occorrono persone realiste e riflessive piuttosto che ottimisti “d’attacco” come quelli che popolano i reparti vendita nelle nostre aziende. Per questi ruoli occorrono persone che sanno capire quando non è il caso di rischiare ed è invece più funzionale privilegiare la cautela. In generale, un moderato pessimismo si addice ai seguenti ambiti professionali:

  1. valutazione tecniche e dei costi

  2. stipulazione dei contratti

  3. controlli e resoconti finanziari

  4. amministrazione

  5. statistica

  6. rapporti tecnici

  7. controlli della qualità.

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Martin Seligman spiega la nascita della Psicologia Positiva all’audience di un convegno.

 

Al contrario, l’ottimismo è sicuramente un’arma vincente nel caso si svolgano mansioni che hanno a che fare con la vendita, con la creatività, con la promozione di un’attività, o nel caso di lavori competitivi.
Così se si esclude il pessimismo estremo, tutti i diversi gradi di ottimismo possono trovare la propria collocazione all’interno di un’azienda. Il punto fondamentale è rilevare il livello di ottimismo di ogni individuo per collocarlo nel posto che gli è più congeniale.

A questo punto, una delle domanda che un’azienda consapevole dovrebbe porsi è: “Cosa faccio se i miei venditori o i miei responsabili hanno una tendenza eccessivamente pessimistica?

Accade spesso infatti che molte attività abbiano tra il proprio personale individui troppo pessimisti per il ruolo che ricoprono. Queste persone spesso hanno il talento e la motivazione adeguati per il loro lavoro cosicché sarebbe inefficiente, e semplicemente sbagliato, limitarsi a sostituirle. Se un’azienda è davvero illuminata non cerca i migliori professionisti sul mercato, ma rende i propri lavoratori i migliori del mercato.

 

La buona notizia è che l’ottimismo può essere appreso. Proprio come una strategia di vendita o di comunicazione efficace,  anche l’ottimismo può essere insegnato, con il vantaggio di resistere molto di più all’usura del tempo e, quindi, la capacità di produrre risultati duraturi anche nel lungo periodo.

Se anche tu vuoi conoscere tutte le migliori strategie utili per accrescere il tuo “ottimismo” e la tua capacità di leadership ed efficacia personale nella vita e in azienda, l’appuntamento da non perdere è il Forum delle Eccellenze 2016.

Il Forum sarà infatti l’unico appuntamento 2016 in Italia in cui avrai l’opportunità di vedere dal vivo Martin Seligman, che parlerà della Psicologia Positiva per aumentare performance e leadership nella propria vita e nella propria attività, accompagnato da tutta una serie di altri grandi speaker italiani ed internazionali.

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