Ogni storia risponde a una domanda. È da questa riflessione che ha preso avvio l’edizione 2025 del Public Speaking e Storytelling Forum, una giornata interamente dedicata all’arte del racconto e della comunicazione ad alto impatto. Sul palco quattro autorevoli voci del giornalismo, della narrativa, della linguistica e dello sport per esplorare, con strumenti e prospettive diverse, il potere delle parole e delle storie per generare valore, fiducia e connessione, dentro e fuori l’impresa.

Pablo Trincia: perché raccontiamo?

A inaugurare la giornata è stato Pablo Trincia, giornalista, autore e voce narrante di alcuni dei podcast e documentari italiani più noti degli ultimi anni. Con il suo stile diretto e coinvolgente, Trincia ha portato l’attenzione sul primo e più importante passaggio del processo narrativo: il perché.

Prima ancora di imparare a raccontare, dobbiamo capire perché vogliamo farlo – ha suggerito. Ogni storia, personale o aziendale, contiene una domanda implicita e una possibile risposta. Raccontare, quindi, significa interrogarsi, scavare, recuperare un’origine che spesso si tende a dimenticare. È solo da questo lavoro di esplorazione – spesso faticoso ma necessario – che possono nascere storie autentiche, capaci di lasciare il segno e orientare il futuro.

“Scava nel tuo passato, ci troverai il futuro.”

Recuperare l’origine, ha affermato, è un atto strategico: solo conoscendo da dove si parte, si può comunicare con coerenza e autorevolezza. Una lezione preziosa per i brand e per ogni leader che oggi voglia distinguersi nel rumore del mercato.

Carlo Lucarelli: Il mistero come leva narrativa

Il secondo intervento ha visto protagonista Carlo Lucarelli, scrittore, autore televisivo e maestro della suspense narrativa. Lucarelli ha scomposto il concetto di mistero – elemento che può fare la differenza in una storia – per mostrarne i meccanismi, la struttura e il valore strategico, anche in ambito aziendale.

“Come funziona la mia macchina è un mistero, ma non ho particolare interesse a saperne di più. Ma se un giorno la mia macchina si accendesse da sola e cercasse di investirmi, quello sì sarebbe un mistero che mi interessa.”

Un mistero ben costruito non è solo un enigma, ma una tensione che accompagna chi ascolta fino alla fine. Deve essere insoluto ma promettere una risposta, inquietante ma coerente, avvincente ma credibile. Saperlo costruire richiede ritmo, consapevolezza del fatto che ogni percezione avviene nella mente di chi ci ascolta.

Grazie alla sua esperienza di romanziere e narratore di inchieste, Lucarelli ha fornito strumenti concreti per rendere più efficaci e memorabili anche le storie d’impresa, trasformando concetti astratti in racconto, strategia in coinvolgimento.

Vera Gheno: le parole fanno cose

Con il contributo della sociolinguista Vera Gheno, il Forum ha toccato un tema cruciale per ogni comunicatore: il valore – e la responsabilità – della parola. Gheno ha esplorato il legame profondo tra linguaggio, identità e realtà, sottolineando quanto le parole che scegliamo modellino il mondo che abitiamo.

“Le parole non sono mai neutre. Le parole fanno cose: possono costruire, modificare, escludere, includere.”

Un uso consapevole del linguaggio – privo di maquillage, capace di nominare senza agire – è oggi uno degli strumenti più potenti per favorire relazioni autentiche, dentro e fuori l’azienda.

“Se tocco la realtà, tocco sicuramente le parole, e se tocco le parole, ho la possibilità, in maniera diretta o indiretta, di agire sulla realtà.”

Ha invitato i presenti a riflettere sul linguaggio non come un semplice veicolo neutro di informazione, ma come uno strumento attivo, capace di costruire relazioni, riconoscere o escludere, nominare ciò che esiste e perfino ciò che ancora non esiste.

“Siamo l’unica specie dotata di futuro perché per parlare di futuro c’è bisogno delle parole.”

Nel contesto aziendale, questo significa promuovere una comunicazione più consapevole, inclusiva e coerente, capace di generare fiducia e senso di appartenenza, dentro e fuori l’organizzazione.

Fabio Caressa – Emozione, autorevolezza, impatto

La giornata si è chiusa con una sessione ad altissimo coinvolgimento condotta da Fabio Caressa, giornalista sportivo, telecronista e volto iconico del racconto calcistico italiano. In un intervento ricco di ritmo e profondità, Caressa ha esplorato le dinamiche della comunicazione efficace nei contesti di leadership.

“Come lo dici conta di più di cosa dici?”

È questa la domanda che spesso ci si pone quando si comunica in azienda, specie in un contesto in cui tutto evolve rapidamente. Per Caressa, non è il “come” a contare di più, ma il “come” e il “cosa” devono viaggiare insieme: razionalità ed emozione, informazione e partecipazione.

“La comunicazione non è solo spiegazione logica, ma prima di tutto partecipazione emotiva.”

Attraverso aneddoti, riflessioni ed esperienze tratte da grandi allenatori come Carlo Ancelotti, Fabio Capello, Arrigo Sacchi, Marcello Lippi, Caressa ha mostrato come la comunicazione oggi non sia più solo trasmissione di contenuti, ma una vera esperienza relazionale, rivelando come le loro parole – pubbliche e private – abbiano contribuito a costruire spogliatoi, vincere sfide e trasmettere valori.

Filo conduttore è stato un uso sapiente del linguaggio, fatto di armonia, consapevolezza, ritmo emotivo, capacità di parlare al cuore e, allo stesso tempo, appagare la mente.

Comunicare bene: una leva strategica per la leadership e le aziende

Il Public Speaking e Storytelling Forum 2025 ha confermato ancora una volta che oggi comunicare non è un’abilità accessoria, ma una leva strategica per la leadership e per le aziende. In uno scenario dove la competizione passa sempre più attraverso fiducia, reputazione e autenticità, saper raccontare una visione, trasmettere emozione e usare consapevolmente le parole è fondamentale per chi guida persone, progetti o organizzazioni. Per leader, CEO, manager e aziende, comunicare bene non è più un’opzione: è una competenza cruciale per influenzare, ispirare e costruire futuro.

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