Dall’intensissimo Julio Velasco Day, l’intera giornata dedicata alla leadership e alla gestione dei team organizzata da Performance Strategies e tenuta da coach Velasco, ogni anno a Milano e online, ecco il suo “decalogo”: la raccolta delle sue 10 più note e memorabili lezioni di leadership!
1. L’allenatore non fa, convince a fare: per allenare uccidi il giocatore che è in te
Allenare gli altri è difficile, soprattutto se in passato il campione eri tu. Julio Velasco conosce le difficoltà che hanno molti ex giocatori, sopratutto campioni, a calarsi in un nuovo ruolo, quello di allenatore. Chi è giocatori è abituato a decidere le partite da solo. E quindi fa fatica a convincere gli altri a fare: sono ancora tentati dall’idea di poter risolvere piuttosto che delegare. Questo vale anche per gli manager e leader, tanto più che molti di loro devono fare e gestire insieme. Ma quanto è facile cadere nella tentazione di dire “Faccio prima a fare che a spiegartelo?“. Ecco perché per “allenare” (non solo nello sport), devi uccidere il giocatore che è in te.
2. Nell’errore cerca il motivo, non il colpevole
Facile parlare di colpe e scaricarle. Molto più difficile andare a fondo sui motivi e, soprattutto, sulle soluzioni. “Non importa di chi è la colpa, nessuno vuole perdere e nessuno sbaglia appositamente. Il nostro obiettivo deve essere quello di pensare alla palla successiva.”
3. La squadra si costruisce cominciando a stabilire i ruoli
Più indefiniti lasciamo compiti e ruoli, più conflitti interpersonali si creeranno e più errori verranno commessi. C’è un equilibrio sottile tra autonomia e sistema squadra: da un lato è importante che i singoli giocatori o collaboratori possano prendere iniziative, dall’altro occorre che il gioco segua principi e sistemi chiari. Se ognuno prende iniziative che invadono il campo dell’altro, aumentano i conflitti e il gioco smette di funzionare. L’equilibrio tra questi due aspetti è fondamentale e il successo dipende dalla capacità di far convivere l’intraprendenza con il rispetto dei ruoli e delle responsabilità chiaramente definite.
4. Giocare di squadra è una regola
In campo e in azienda collaborare non è una questione da lasciare alla singola iniziativa e neppure è questione di (buoni) rapporti personali. Aiutarsi è una vera e propria regola del gioco e come tale va gestita.
5. Lo schiacciatore non commenta l’alzata, la risolve
In partita, come nel lavoro, è molto facile attivare una catena di scuse e scaricabarile per cui, racconta Velasco in un celebre aneddoto, alla fine la colpa del punto mancato diventa del bidello che, in palestra, non ha chiuso bene la tenda. La cultura degli alibi va scardinata perché rallenta drasticamente il processo di apprendimento. All’alibi va sostituita una cultura del feedback, che è ciò che ci permette di provare e trovare soluzioni, anche se a volte non ci riusciamo subito.
6. La mentalità vincente si acquisisce vincendo… in primis con se stessi
“Non ho mai visto una squadre che perde avere una mentalità vincente” – spiega il coach. È chiaro: nessuno ama perdere, ma è proprio quando una squadra perde che viene convocato un nuovo allenatore, con il compito di costruire la mentalità vincente. Come si fa? Si inizia a vincere da se stessi: quando si vince in primis contro un proprio difetto, quando si supera un proprio limite, si colma una mancanza ci si sente vincenti. Poi si può procedere a vincere contro gli avversari.
7. Non possiamo motivare gli altri con le nostre motivazioni
Un buon leader ti porta oltre. Ma perché questo accada deve comprendere a fondo quali sono le leve, diverse per ciascun giocatore o collaboratore, che possono motivarlo a provare cose mai provate prima. Siamo umani e tutti viviamo una tendenza, più o meno forte, a resistere al cambiamento: “dobbiamo capire cosa interessa davvero all’altra persona.”
8. Obiettivi chiari e concreti, anche se difficili da raggiungere
Il leader deve vedere la direzione verso cui portare la squadra e, soprattutto, deve essere in grado di farla visualizzare agli altri – sostiene Velasco. Se l’obiettivo non è abbastanza definito, la squadra non potrà concretamente raggiungerlo. Se spostiamo continuamente l’obiettivo, la squadra si sentirà presa in giro. Chiarezza e precisione motivano, anche se si è stanchi, a fare uno sforzo in più per raggiungere anche gli obiettivi più sfidanti.
9. Basta parlare di quello che manca
Lo sport, come la vita professionale, non è una vuota collezione di medaglie. È fatto di risultati da ottenere, giorno dopo giorno. Dichiara Velasco: “Quando un obiettivo è percepito come obbligatorio, diventa un nemico.” L’eccessiva concentrazione su obiettivi mancati o idealizzati distoglie il focus dal qui e ora, aumentando la pressione e abbassando le performance.
10. Chi vince festeggia, chi perde spiega
È una delle frasi più famose di Julio Velasco. “Il segreto è pensare come se avessimo perso.” Sempre ragionare come se fossimo noi a dover cercare di migliorare: tanto più che nello sport, dopo un campionato, tutto si azzera e ne comincia un altro. Nel business il campionato non finisce mai.
Una giornata dedicata alla leadership con Julio Velasco a Milano e online
Come ogni anno, Julio Velasco torna sul palco di Performance Strategies per l’unico appuntamento di un’intera giornata dedicata alla leadership.
La tecniche più efficaci per diventare un grande leader, come sviluppare la mentalità vincente, come individuare le leve motivazionali di ciascuno dei collaboratori per spingerli a dare il massimo: una giornata imperdibile, con esempi pratici, aneddoti, racconti di situazioni vissute in prima persona, per acquisire i metodi di coaching più efficaci per ottenere il massimo dal team e portarlo a risultati d’eccellenza. Julio Velasco Day: scopri di più cliccando qui.