13 consigli per formare abitudini utili in azienda

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Abitudini
“Se credete di poter cambiare – facendone un’abitudine – il cambiamento diventerà reale.
È questo il potere autentico dell’abitudine:
sapere che le nostre abitudini sono ciò che vogliamo che siano.”
Charles Duhigg

La maggior parte delle scelte che compiamo ogni giorno non sono frutto di riflessioni consapevoli bensì di abitudini. Queste ultime influenzano il nostro lavoro e la nostra situazione economica; da secoli vengono studiate, ma è solo negli ultimi anni che la scienza ha realmente iniziato a capire in che modo funzionano, valutando l’impatto che hanno su ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Trasformarle non è veloce e non è sempre facile, ma è possibile.

Come si formano le abitudini

Charles Duhigg, giornalista del New York Times e Premio Pulitzer, ha indagato la formazione delle abitudini a livello individuale e collettivo, nelle aziende e nelle istituzioni, e secondo il suo studio queste seguono un ciclo di tre passaggi:

    1. Il segnale d’azione. È ciò che attiva la tua abitudine, come ad esempio l’orologio che segna le ore 13 e significa che è ora di pranzare.
    2. La routine, ovvero il comportamento che ne deriva: andare a comprare qualcosa da mangiare. Una routine può essere fisica (compiamo determinate azioni), mentale (abbiamo specifici pensieri) o emotiva (proviamo determinate emozioni).
    3. La ricompensa, cioè la gratificazione, la fonte di soddisfazione che rende l’abitudine facile da ripetere. Ad esempio, l’alto livello di dopamina indotto dallo zucchero che sopraggiunge dopo aver mangiato. La reazione biochimica dice alla nostra mente che quella routine è da ricordare perché ci ha fatto provare piacere (o da evitare perché ci ha fatto provare dolore).tre passaggi

I processi di valutazione e di scelta richiedono un grande sforzo; quando invece si innesta un’abitudine, il cervello non ha più bisogno di partecipare al processo decisionale e così può dedicarsi ad altro. Ecco perché quasi inevitabilmente predilige queste soluzioni. Tuttavia, questo meccanismo è flessibile e possiamo cambiarlo.

13 cose da sapere sulle abitudini

  1. La cosa più efficace per generare cambiamenti duraturi, è puntare sulle abitudini.
    Quasi il 40% delle nostre azioni quotidiane è il risultato di abitudini, non di decisioni. Gli scienziati hanno scoperto che la sostituzione di una sola serie di schemi neurologici può revisionarli tutti.
  2. Le abitudini si sviluppano senza il nostro consenso.
    Il cervello è sempre alla ricerca di modalità che gli permettano di risparmiare energia e le abitudini sono a forte risparmio energetico. Per formare un ciclo di abitudini, il cervello prima cerca un segnale, qualcosa che gli dica quando passare all’elemento successivo, la routine. Naturalmente, questa routine non si verificherà senza una ricompensa, il che rafforza il messaggio “ne vale la pena”.
    Quando agiamo in modo abituale, l’attività del cervello diminuisce: è come se la mente entrasse in modalità “pilota automatico”. È questa la ragione per cui quando torni a casa dal lavoro, non devi mai riflettere sulla strada da percorrere. Se dovessimo controllare coscientemente ogni singola azione, subiremmo un enorme spreco di energia mentale.
  3. I desideri guidano le abitudini e sono la chiave per le campagne pubblicitarie di maggior successo.
    Quando si forma un ciclo di abitudini, iniziamo a desiderare la ricompensa finale. Anche solo l’anticipazione della ricompensa è in grado di indurre la stessa sensazione.
  4. Ogni cambiamento è possibile nel contesto giusto. Quando comprendi la routine che ha dato vita a un’abitudine, capisci anche qual è il desiderio che questa sta cercando di colmare.
    Racconta Duhigg di aver notato una sua abitudine: ogni giorno, intorno alle tre del pomeriggio andava alla caffetteria del New York Times e mangiava uno snack. Una volta accortosi di aver preso peso, si è chiesto a cosa fosse dovuta quell’abitudine: aveva davvero fame, era un calo di zuccheri? No, in realtà voleva socializzare con i colleghi. Da allora ha iniziato ad andare direttamente a cercarli. Stesso segnale, le tre del pomeriggio, stessa gratificazione.
  5. Puoi sostituire le vecchie abitudini con nuove modificando le routine, ma solo la convinzione ti eviterà ricadute. Tutti tornano alle vecchie abitudini in periodi di stress, ma la chiave per non abbandonare completamente le nuove è la convinzione di poterle rispettare.
  6. I cambiamenti di abitudini chiave possono avere effetti inaspettati e di vasta portata. Le abitudini sono contagiose e basta cambiarne alcune strategiche, come sostituire una mela ad un biscotto, per modificare anche l’intero stile di vita.
  7. Con i piccoli successi si costruiscono vittorie più grandi.
    Gli scienziati non conoscono ancora il motivo esatto, ma i piccoli cambiamenti hanno spesso un effetto a catena. La ricerca mostra, ad esempio, che le persone che iniziano ad allenarsi anche solo una volta alla settimana cominciano anche a mangiare in modo più sano.
  8. Si può imparare ad avere forza di volontà. E poi va esercitata, come un muscolo.
    Durante il giorno, la nostra forza di volontà si esaurisce. Ecco perché è facile cadere in tentazione a cena o perché la maggior parte delle relazioni extraconiugali iniziano dopo il lavoro. Proprio come i muscoli, la forza di volontà deve essere gradualmente allenata per diventare più forte.
  9. Le abitudini organizzative si evolvono grazie alle abitudini collettive dei dipendenti, non per decisioni razionali.
    Le routine sono necessarie perché il lavoro venga svolto, ma quando tutte le parti non sono disposte a parteciparvi, si possono creare abitudini tossiche. Le crisi sono il momento perfetto per rivalutare le abitudini organizzative, perché in quei momenti le persone sentono con più urgenza la necessità di un cambiamento.
  10. I leader più capaci accolgono la crisi come un momento di cambiamento.
    Invece di cercare immediatamente di disinnescarla, un buon leader è in grado di estendere il momento per catalizzare importanti cambiamenti. Sa prendere in considerazione le opinioni dei collaboratori, ma anche mettere al primo posto gli obiettivi più importanti per tutti. Le crisi sono i momenti in cui gli altri sono generalmente più aperti al cambiamento.
  11. Le aziende possono sfruttare le nostre vecchie abitudini e usare i dati per vendere.
    Che lo si voglia o no, tendiamo ad essere abituali quando acquistiamo. Nel corso del tempo, sviluppiamo schemi ricorrenti di comportamento che descrivono ciò che ci piace comprare, così come eventuali cambiamenti imminenti.
    Target, la seconda catena per fatturato nella GDO statunitense, ha scoperto che l’aumento di vendite di una lozione profumata significava che una cliente femminile era quasi sicuramente incinta. Identificando questo tipo di abitudini, i rivenditori possono esporre i prodotti che sanno noi vorremo comprare.
  12. I legami deboli ci forniscono importanti informazioni sociali.
    I legami sociali meno forti sono spesso più importanti di quelli stretti. Mentre gli amici intimi sono di solito esposti alle stesse nuove informazioni che riceviamo (come i lavori), le persone con legami meno forti di solito hanno accesso a informazioni che non abbiamo.
  13. Anche se soggetta a condizionamento, anche la forza di volontà ha una solida base neurologica.
    Gli scienziati hanno scoperto che alcune persone hanno una predisposizione neurologica alle dipendenze. Per i giocatori d’azzardo una perdita è una quasi vincita, per questo non smettono anche mentre stanno perdendo. Tuttavia, nonostante questi svantaggi di origine neurologica, una volta identificata l’abitudine la palla passa al soggetto ed è lui che deve modificarla. E anche quelle più radicate possono essere trasformate.

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