Leader che resistono agli urti. Come fronteggiare l’imprevedibile

Tempo di lettura:

4

minuti

Leader, come fronteggiare l'imprevedibile

Il passato non ci insegna nulla del futuro. Ecco come i leader possono imparare a governare il caos

 

Fuori è un mondo fragile

È noto che le economie dei diversi paesi sono oramai interconnesse in maniera indissolubile e sempre più dipendenti l’una dalle altre. La globalizzazione dei mercati ha reso il sistema molto più efficiente ma, allo stesso tempo, ha contribuito a renderlo anche molto più fragile. Gli scambi tra una parte e l’altra del mondo avvengono con estrema agilità, esponendo però maggiormente il sistema anche ad eventi dannosi che, indipendentemente dal luogo da cui scaturiscono, si diffondono velocemente. Spesso si sottovaluta la minaccia di un potenziale “contagio” tra le economie, nell’errata convinzione che il sistema sia invulnerabile e inattaccabile. Invece, l’interconnessione creata dalla rete fa sì che il sistema possa crollare come un castello di carta.  Qualcosa di simile accade anche all’interno delle aziende.

Sopra le aziende volano molti cigni neri

Ma facciamo un passo indietro. La presunta invulnerabilità del sistema lo espone a eventi isolati con un potenziale negativo particolarmente devastante. Il filosofo ed esperto di matematica finanziaria Nassim Nicholas Taleb usa la metafora del cigno nero per indicare un evento che non rientra nel campo delle normali aspettative, che si verifica ai limiti della nostra immaginazione ed è escluso da ogni scenario di previsione. Il fatto che per millenni siamo stati abituati a vedere esclusivamente cigni dalle piume bianche, non esclude che possano esisterne di neri. Prendiamo il Lunedì Nero, quel 19 ottobre 1987 in cui Wall Street registrò la più grande perdita della storia, con il Dow Jones sprofondato del 22,6% in una sola seduta, oppure l’attacco alle Torri Gemelle del 2011 o ancora la crisi finanziaria del 2008.

Ed ora veniamo a fatti più recenti. A metà marzo 2018, è scoppiato il cosiddetto scandalo Cambridge Analytica, una delle più grandi violazioni di dati della storia. L’azienda è stata accusata di aver violato i dati sensibili di oltre 87 milioni di profili Facebook. In Italia la violazione dei dati è partita da 57 utenti che avevano scaricato la app Thisisyourdigitallife, creata da Alexander Kogan, il ricercatore dell’Università di Cambridge che ha scaricato i dati da Facebook per passarli poi a Cambridge Analytica. Da questi 57 profili è partito il “contagio” che ha coinvolto 214.134 utenti.

Leadership e cigni neri - Nassim Taleb al Leadership Forum - Performance Strategies


Le aziende hanno
bisogno di leader “antifragili”

Se il futuro non è prevedibile, è inutile sprecare energia nel tentativo di individuare in anticipo il disastro. È meglio convogliare le energie nella costruzione di sistemi adatti a reggere lo shock, a sopportare meglio la crisi che verrà e, addirittura, a rafforzarsi usando la crisi stessa.

È questo che si chiede oggi alle figure che devono incarnare un nuovo stile di leadership.


“L’antifragilità va oltre il concetto di ‘resilienza elastica’ e di robustezza.
Una cosa resiliente resiste agli shock
, ma rimane la stessa di prima:
l’antifragile dà luogo a una cosa migliore.”

 

Quali sono le caratteristiche e le azioni dei leader “antifragili”?

1. Leadership diffusa. Il leader antifragile non ha alcun interesse a difendere una posizione di potere centralizzata. Al contrario, distribuisce le responsabilità verso il basso in modo di creare tante piccole unità funzionali che lavorano in maniera coordinata ma indipendente. Tali unità possono mettere in atto processi decisionali rapidi in grado di arginare errori o malfunzionamenti.

2. Empowerment. Il leader antifragile padroneggia l’arte dell’empowerment e sa riconoscere quando fare un passo indietro. Permette ai manager dei livelli inferiori di esprimere al massimo la loro professionalità e competenza cosicché possano effettuare modifiche e manovre strategiche. Questo significa anche che devono avere la sicurezza psicologica che permette loro di testare serenamente soluzioni che non funzionano.

3. Convinzione emotiva. Il leader antifragile guida con la pancia e non solo con la testa. Il video in cui Steve Jobs lancia l’iPhone (“Oggi Apple sta per reinventare il telefono”) o quello di Steve Ballmer che grida “Amo questa azienda!” ad uno stadio pieno di dipendenti Microsoft, passeranno alla storia. C’è un livello di passione che non può essere simulato e quando viene percepito diventa un collante per i membri del gruppo. Un messaggio che ispira a volte funziona di più di un report di dati ben fatto e genera una forza in grado di resistere agli urti.

4. Visione aumentata. Si dice che Steve Jobs lavorasse in un “campo di distorsione della realtà” che gli permetteva di vedere progetti innovativi. A Elon Musk viene spesso attribuita una visione della realtà altrettanto distorta. I leader antifragili non hanno paura di difendere alcune idee contro ogni evidenza del loro possibile successo e senza alcun incoraggiamento. Queste idee stressano il sistema costituito, costringendolo a modificarne le parti più “rigide” e a diventare flessibile, quindi più capace di rispondere agli imprevisti che vengono dall’esterno.

5. Sperimentazione costante L’imprenditore Ben Casnocha e il co-fondatore di Linkedin Reid Hoffman, hanno più volte sottolineato che l’approccio work in progress o beta permanente è fondamentale per continuare a mettere alla prova noi stessi, riconoscere e affrontare i nostri errori ed evolverci. Si tratta di un approccio che aiuta a confrontarsi quotidianamente con la realtà circostante: ci si allena a correre dei rischi e ad affrontare eventuali fallimenti. Inevitabili, questi ultimi, per raggiungere il successo finale.

 

Se sei interessato ai temi della leadership e del management, clicca qui!

Tempo di lettura:

4

minuti

Indice

Ultime dal blog