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Anatomia della Leadership secondo Howard Gardner

Tutti gli studi sulla leadership convergono su una domanda:

Ma cosa contraddistingue la “mente” di coloro hanno cambiato il destino dell’umanità?

Howard Gardner, uno degli psicologi più importanti del mondo, insignito di 28 lauree ad honorem e celebre per la sua Teoria delle Intelligenze Multiple, attraverso il suo studio volto a delineare un’anatomia della leadership, riconosce nella capacità di raccontare una storia la chiave dell’impatto dei leader. Non tanto il “saper comunicare”, quanto l’avere un messaggio da trasmettere.

La capacità di leadership, in questo senso, è la capacità di un individuo (o di un gruppo) di influenzare altre persone. E quello che ci offre è una visione della leadership che mette in luce degli aspetti nuovi e che ben si adattano al contesto moderno, individuandoli in alcune costanti:

  • La centralità della storia
  • Il pubblico
  • L’incarnazione
  • La leadership diretta e la leadership indiretta
  • Il problema della competenza.

1.   La centralità della storia

Spiega Gardner che l’impatto che esercita un leader dipende in modo significativo dalla storia che egli comunica o incarna, e da come questa viene percepita dal pubblico. Un leader agisce soprattutto attraverso la storia che comunica. Gardner usa propriamente questo verbo e non “raccontare” perché le parole rappresentano solo uno dei tanti modi di comunicare. Inoltre, un leader deve saper incarnare la propria storia: significa trasmettere un messaggio conducendo personalmente un certo stile di vita e cercando di ispirare il pubblico con l’esempio. A seconda di come viene raccontata una storia, della tipologia di quest’ultima e di come viene o meno incarnata, lo psicologo distingue tre tipologie di leader:

  • Leader ordinario: è la figura più comune, che si limita a comunicare la storia nel modo più efficace possibile.
  • Leader innovativo: prende una storia latente e vi imprime una svolta originale.
  • Leader visionario: è la figura più rara, perché è colui che incarna una storia realmente nuova.

Il leader deve avere una storia o un messaggio centrale. Le storie più efficaci sono quelle che si rivolgono al senso d’identità individuale e di gruppo – l’“io” e il “noi”. Negli ultimi anni, gli esperti di scienze sociali hanno riconosciuto una centralità delle storie, che possono davvero essere utilizzate nei rapporti come un mezzo espressivo assolutamente potente ed efficace. La chiave per accedere alla leadership, nonché per mantenerla in un secondo momento, è la comunicazione efficace della storia.

2.   Il pubblico

Neppure la storia più eloquente può manifestarsi in assenza di un pubblico disposto ad ascoltarla. Per Gardner non ci sono dubbi: persino le storie più mediocri, narrate anche nel modo più piatto, possono avere un forte impatto se il pubblico ha la giusta disponibilità a recepirle e ad accoglierle.

Un leader può apportare piccoli cambiamenti in modo abbastanza semplice in un pubblico vasto, mentre può effettuare cambiamenti più grandi, senza alcuno sforzo, in un gruppo di persone affidabili e già introdotte, come possono esserlo altri esperti del suo stesso campo. La vera sfida risiede nel produrre un cambiamento importante e di lunga durata nei grandi gruppi eterogenei.

3.   L’incarnazione

La storia che il leader racconta dev’essere in qualche modo incarnata. Quando i comportamenti di un leader contraddicono la storia che viene comunicata, il messaggio perderà ben presto la sua efficacia. La leadership non dovrebbe mai apparire “ipocrita”. Certo è che la questione delicata dell’esempio personale solleva un problema: quello dell’autenticità.

Come capire se la storia raccontata di un leader è realmente reale e genuina? Una soluzione vera a propria non c’è, ma ci possiamo affidare allo stesso ragionamento che faceva Abraham Lincoln: è difficile che una persona riesca a imbrogliare tante persone per lungo tempo. Chi non incarna veramente i messaggi finirà per essere scoperto.

4.   Leadership diretta e indiretta

I leader più creativi riescono ad esercitare la propria influenza attraverso i prodotti simbolici che creano. In genere un leader politico racconta direttamente al pubblico la propria storia. Un punto fermo resta di fondamentale importanza: la necessità del leader di ritirarsi “in cima alla montagna”, in modo da poter osservare la visione d’insieme e riuscire a prendere, così, decisioni sagge. La leadership indiretta, che sa ritirarsi “in cima alla montagna”, ha certamente più tempo per riflettere e rivedere le proprie posizioni.

5.   Il problema della competenza

È assodato che, all’interno di qualsiasi sfera di specializzazione, difficilmente una persona acquisirà credibilità e autorevolezza se il suo lavoro non si dimostra qualitativo. Con l’esplosione della conoscenza tecnica, che continua ad accumularsi a una velocità esponenziale in quasi tutti i campi del sapere, risulta più forte il problema della competenza, di come raggiungerla e mantenerla ad un rispettoso livello. Inoltre, chiunque aspiri a diventare leader, o a mantenerne il ruolo, deve cogliere quelle che Gardner chiama “le costanti della leadership”: un leader può avere successo solo se riesce a prendere consapevolezza dell’esistenza di nuove tendenze, che spesso creano una maggiore complessità nelle dinamiche. Deve saper trovare il modo di inserirsi in un sistema sempre più articolato.

Alla luce di questi aspetti messi in risalto dal Docente di Scienze cognitive all’Università di Harvard, resta una sfida: ripensare la leadership nell’era dell’intelligenza artificiale. Questo perché, come spiega Gardner, “la leadership non è mai garantita, ma occorre sempre rinnovarla”. Già in un precedente articolo abbiamo parlando della necessità di adottare un nuovo modo di pensare, una forma mentis che deve plasmarsi sul nuovo panorama lavorativo, affrontando le 5 intelligenze che si stanno rivelando e si riveleranno decisive per affrontare gli anni a venire: il primo step risiede nel “concepire la leadership come una capacità che può essere appresa, e il ruolo del leader come un ruolo che può essere acquisito, a patto che si sia disposti a investire molte energie nell’impresa.”

Nell’immagine, il Pifferaio magico nell’illustrazione di Kate Greenaway

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